Una ridente valle presso Palermo. A dritta colline fiorite e sparse di cedri e d'aranci, a sinistra la Cappella di Santa Rosalia, in fondo il mare. Due uomini arrivano in una scialuppa e guadagnano la riva; il pescatore che la conduce si allontana.
PROCIDA
solo
O patria, o cara patria, alfin ti veggo!
L'esule ti saluta
Dopo sì lunga assenza;
Il tuo fiorente suolo
Bacio, e ripien d'amore
Reco il mio voto a te, col braccio e il core!
O tu, Palermo, terra adorata,
De' miei verdi anni - riso d'amor,
Alza la fronte tanto oltraggiata,
Il tuo ripiglia - primier splendor!
Chiesi aita a straniere nazioni,
Ramingai per castella e città:
Ma, insensibili ai fervidi sproni,
Rispondeano con vana pietà! -
Siciliani! ov'è il prisco valor?
Su, sorgete a vittoria, all'onor!
Manfredo e parecchi compagni di Procida approdano colle barche e discendono dalla collina a diritta, e gli fan cerchio
Ai nostri fidi nunzio
Vola di mia venuta,
E della speme che in lor cor ripongo.
Tu va in traccia d'Arrigo: e lui previeni
ad un altro
E la Duchessa ancora,
Che qui entrambi li attendo e tra brev'ora!
I due partono, gli altri si fanno intorno a Procida
Nell'ombra e nel silenzio
Più certa è la vendetta;
Non teme e non l'aspetta
Il barbaro oppressor.
Santo amor; che in me favelli,
Parla al cor de' miei fratelli;
Giunto è il fin di tanto duolo,
La grand'ora alfin suonò!
Salvo sia l'amato suolo,
Poi contento io morirò!
CORO
a mezza voce
Nell'ombra e nel silenzio
Più certa è la vendetta;
Non teme e non l'aspetta
Il barbaro oppressor.
PROCIDA
Partite - silenzio,
Prudenza ed ardir!
CORO
Partiamo - silenzio,
Prudenza ed ardir!
partono
PROCIDA