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Quatuor: De profundis clamavi

Compositeur: Verdi Giuseppe

Opéra: Les Vêpres siciliennes

Rôle: Elena (Soprano)

Rôle: Arrigo (Ténor)

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Partitions d'orchestre

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CORO
interno
Deprofundis ad te
Clamavi, Domine!

PROCIDA
ad Elena
 A terra, a terra, o figlia,
Prostriamci innanzi a Dio!.
Già veggo il ciel sorridere...

ELENA
M'attende il fratel mio!

ARRIGO
a Monforte mostrandogli Elena e Procida inginocchiati
Pietà, pietà di loro,
Sospendi il cenno, o qui con essi io moro!

MONFORTE
con isdegno
Tu reo, tu pur colpevole
Audace assunto imprendi!
E con qual diritto ai complici
Intercessor ti rendi?
Ma, benché ingrato, al figlio
con tenerezza
Tutto concedo e dono:
Padre mi chiama, Arrigo,
E ad essi e a te perdono!

ARRIGO
O ciel!

MONFORTE
Indarno un popolo
mostrando la folla che è entrata nella fortezza
Or mi cadrebbe al piè!
Ah! dimmi alfin mio padre!
E grazia avran da me!

ELENA
ad Arrigo
Ah! non lo dir e lasciami morire!

ARRIGO
con accento di disperazione
Ah! donna!...

ELENA
Il tuo pentire
Deh! sia costante almen!

MONFORTE
con forza
Chiamami padre,
E grazia avrai da me!

ELENA
Ah non lo dir! disprezza il suo perdono!

ARRIGO
Che far! chi mi consiglia?

Il cancello a dritta s'apre: si vede la gran sala di giustizia, alla quale s'ascende per parecchi gradini, ed in cui si vedono quattro Penitenti in atto di preghiera ed alcuni Soldati con torce in mano. Sul primo gradino sta il Carnefice appoggiato alla sua scure.

Gettando un grido
Ma che vegg'io?

MONFORTE
con freddezza
La scure
Ha il carnefice in mano
E attende il cenno mio!

ARRIGO
Cenno crudel, ingiusto, iniquo cenno!

Due Penitenti discendono i gradini e vengono a prendere, l'uno Procida, l'altro Elena.

PROCIDA
ai Penitenti
Noi vi seguiam...
a Elena
A morte vieni!

ELENA
A gloria!

ARRIGO
O donna!... O mio terror!

CORO DI DONNE
Ah! grazia, grazia!

CORO INTERNO
De profundis!...

Il popolo, che è nel cortile della cittadella e dietro i Soldati, s'inginocchia e prega. Procida ed Elena preceduti dai due Penitenti si dirigono verso la gradinata. Arrigo si slancia verso Elena e vuol seguirla, ma è trattenuto da Monforte che si colloca tra loro.

PROCIDA, ELENA
O mia Sicilia, addio!

Il Carnefice s'impadronisce di Elena; appena ella tocca la soglia della sala di giustizia, Arrigo getta un grido.

 ARRIGO
O padre, o padre mio!